PARCO NAZIONALE DEI MONTI SIBILLINI: QUALE FUTURO?
LA PREOCCUPAZIONE DEL CAI
Apprensione per le aspettative oggi disattese sorte intorno all’idea di un Parco vivo e partecipato
Questo principalmente a causa del grave stallo istituzionale e operativo in cui il Parco Nazionale dei Monti Sibillini – come molti altri in Italia – è costretto dalla mancata nomina dei componenti del Consiglio Direttivo
Milano, 20 settembre 2014
In una lettera aperta inviata oggi al Ministro dell’Ambiente, Tutela del Territorio e del Mare Gianluca Galletti e per conoscenza al Presidente del Consiglio Matteo Renzi, al Presidente del Parco Nazionale dei Monti Sibillini Oliviero Olivieri, al Direttore del Parco Franco Perco e al Presidente del Collegio Nazionale Guide Alpine Cesare Cesa Bianchi, il Club Alpino Italiano attraverso la voce del Presidente Generale Umberto Martini esprime la propria apprensione per il futuro dei parchi italiani, e in particolare del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Un futuro che è divenuto precario e denso di interrogativi, anche per carenza di chiari indirizzi e stabilità di governance, oltre che di risorse adeguate.
Il Presidente Martini precisa come, in particolare per i Monti Sibillini: “grazie a tale vuoto amministrativo si è progressivamente consolidata una gestione del Parco basata su decreti direttoriali, in assenza di una vera politica di indirizzo e di un adeguato confronto con interlocutori qualificati, tra cui il CAI, che trae la sua forza rappresentativa da oltre 300.000 soci e quasi 500 sezioni, di cui quasi 7000 soci e 21 sezioni tra Marche e Umbria. Appare evidente – prosegue Martini – che tale prassi gestionale, basata su decreti direttoriali focalizzati esclusivamente sulla tutela faunistica e in assenza di una strategia di gestione complessa del territorio, esprime in modo inequivoco una visione del Parco personalistica, limitativa, proibizionista e non condivisa, che svilisce la risorsa territorio, mortifica il ruolo dei corpi sociali qualificati e portatori di interessi dif! fusi, prelude alla potenziale estensione del medesimo modello gestionale ad altre aree interne del Parco, contraddice in modo sostanziale la volontà formale del Direttore di costituire un tavolo consultivo con il CAI”.
Una visione, quella riportata nelle parole del Presidente Martini, che confligge irrimediabilmente con la visione del CAI di un “Parco vivo”, basato sulla frequentazione consapevole della montagna, sulla tutela del territorio coniugata alla sua promozione, sulla costruzione di nuove forme di economia sostenibile con la partecipazione attiva delle sue componenti sociali, politiche, economiche, culturali, in piena coerenza con i principi della Convenzione Europea del Paesaggio, che ne affermano una nozione fortemente integrata ed antropica.
Proprio per questo il Club Alpino Italiano, in particolare con i Gruppi Regionali di Marche e Umbria, intende mettere a disposizione delle istituzioni e della collettività il proprio patrimonio ultracentenario di competenze e di esperienza nella tutela e valorizzazione dell’ambiente montano, per promuovere una nuova stagione di relazioni propositive e di partecipazione attiva ai processi decisionali. “È in tale ottica costruttiva e innovativa – conclude Martini – che riteniamo necessario e opportuno rappresentare al Signor Ministro dell’Ambiente e ai soggetti decisori competenti il nostro fermo dissenso da una gestione del Parco priva di una strategia di valorizzazione e carente di metodi e strumenti partecipativi, (anche a supporto delle mozioni approvate dalle assemblee regionali del CAI Marche ed Umbria)”.
Un occasione preziosa, ha precisato infine il Presidente Generale del CAI, anche per sollecitare la nomina dei componenti del Consiglio Direttivo, così da restituire all’Ente Parco il suo organo di indirizzo, necessario ad un corretto ed efficace funzionamento istituzionale.